LUNEDì 30 GIUGNO 2014 ore 21.30
Do ut des. Prendi valori o dai valore?
Per Estate Fiesolana
PRIMA ASSOLUTA
Ingresso a pagamento (di chi?) *
*Alla cassa potrai ottenere un titolo di ingresso o pagando quindici euro o prendendone cinque. I 15 euro saranno ricevuti ed incassati da un angelo, i 5 euro li potrai ricevere dall’angelo più famoso, il diavolo, al quale venderai l’anima. A te la scelta.
PROGRAMMA:
Robert Schumann
Quartetto per pianoforte e archi in mi bem. magg. Op.47
Sostenuto assai – Allegro ma non troppo
Scherzo: Molto vivace – Trio I – Trio II
Andante cantabile
Finale: Vivace
Franz Schubert
Quintetto per pianoforte e archi in la magg. D.667 “la trota”
Allegro vivace
Andante
Scherzo – Presto
Andantino – allegretto
Allegro giusto
Mise en espace: Riccardo Giannini
Quartetto Klimt:
Matteo Fossi, pianoforte
Duccio Ceccanti, violino
Edoardo Rosadini, viola
Alice Gabbiani, violoncello
con Alberto Bocini, contrabbasso
Do ut des, l’estremo tentativo per la classica
L’ingresso gratis ai musei o ai concerti sono lo Stato che si arrende.
La corte dei conti che vuole i soldi di Standard and Poor’s dando un prezzo ai beni culturali sono lo stato che si arrende.
Il problema economico per la cultura nel nostro Paese è che gli italiani spendono pochissimo in cultura, non lo Stato.
La gestione del potere sempre più si è impadronita dello Stato in questi anni, e lo usa per attirare (finto) consenso.
Un bambino che con babbo e mamma va al museo gratis in una delle tante notti colorate (bianche, rosse, gialle, rosa…) impara che nei musei ci si va una volta all’anno, aspettando di non pagare nulla.
In realtà lo Stato dovrebbe mettere il biglietto a 50 euro in queste notti, perchè è lì che si deve spendere. Poi lo stesso bambino vede il babbo che dorme fuori da un centro commerciale per comprare a 800 euro il nuovo aifon. Lasciatela stare la cultura, vi prego, dimenticatevi di lei, non ha niente a che vedere con il consenso, con il welfare, con il governo, con la maggioranza, lasciatela stare.
Il desiderio, e non l’idea, di fare un concerto dove non esiste il biglietto omaggio, dove non esiste più il prezzo, è legato alla nostra responsabilità davanti al futuro, agli occhi dei bambini, dell’innocenza ancora estetica e non ancora etica.
Per arrivare al valore della musica è necessario abbattere ogni morale, ogni legame con andamenti od oscillazioni. Il desiderio è slegato dall’entusiasmo e dalla noia, è legato all’estetica. Ciò che viene prima e dopo il momento assoluto del teatro è il trucco per togliere alla cultura la sua forza.
Dai 15 euro per entrare, ne prendi 5, cosa conta? Cosa costa? A che prezzo è? Perché 10 e non 100mila?
Il prezzo vero che stiamo pagando è quello sulle nostre vite, sul nostro quotidiano, sulla confusione fra lavoro e posto di lavoro, fra regole e strumenti, fra fini e mezzi, fra valore e prezzo.
I nostri datori di lavoro non sono i nomi altisonanti di confindustria o lo Stato, i nostri datori di lavoro sono Schumann e Schubert. Datori di vero, infinito lavoro, senza prezzo, valore infinito nei secoli.
Gli altri possono essere datori di stipendio al massimo. “eh si, ma senza quei soldi come campo”, ed ecco che non si scappa alla macchina, al sistema. E sono proprio quelle briciole a chiudere e frantumare del tutto la tua vita.
Affranchiamoci dal posto di lavoro, in favore di un sistema dove non ci sia più “io”, il “mio”, ma dove il consenso sia legato alla storia, ai secoli, al futuro, non al presente che ormai anche la fisica ha dimostrato infine non esistere.
Quanto costa a tutti noi un ingresso gratuito ad un concerto? Tantissimo, con quel gratis ci rubano il futuro, i soldi, ci comprano con due lire. Quel gratis costa tantissimo, non al mio “io” certo, ma a tutti noi, quindi cifre astronomiche.
Do ut des, finto meccanismo cinico, è in realtà un possibile mezzo per una riflessione non alta ma forse altra. Esistere per sé o esistere per gli altri: “da che cosa dipende il fatto che io sia in grado di conoscere gli altri, di entrare nella lingua degli altri, e anche delle cose. Qual è l’atto decisivo, è un atto che tocca l’intelligenza o un atto che tocca l’essere? La risposta è questa: tutto decide la nostra scelta di vita. Se tu scegli di vivere facendo centro su te stesso: hai voglia a studiare, hai voglia a diventare luminare, non capirai niente. Se tu scegli di mettere il centro di te fuori di te, di metterlo nelle cose, nelle creature, tu hai la sapienza. Ma questo non è un dono che si ha nelle accademia universitarie, si ha per partecipazione, e noi dobbiamo tenerci pronti per quelle occasioni in cui la sapienza bussa alla porta.” (Ernesto Balducci).
Questa è la vita! L’ebete
vita che c’innamora,
lenta che pare un secolo,
breve che pare un’ora;
un agitarsi alterno
fra paradiso e inferno
che non s’accheta più!
Come istrion, su cupida
plebe di rischio ingorda,
fa pompa d’equilibrio
sovra una tesa corda,
tal è l’uman, librato
fra un sogno di peccato
e un sogno di virtù.
Da “dualismo” di Arrigo Boito
TEATRO ROMANO DI FIESOLE – Via Portigiani, 1, 50014 Fiesole FI, Italia
BIGLIETTI
Ingresso a pagamento (di chi?) * *Alla cassa potrai ottenere un titolo di ingresso o pagando quindici euro o prendendone cinque. I 15 euro saranno ricevuti ed incassati da un angelo, i 5 euro li potrai ricevere dall’angelo più famoso, il diavolo, al quale venderai l’anima. A te la scelta. |