GIOVEDì 28 LUGLIO 2016 ore 21.00 e 22.00

BLIND WILLIE JOHNSON

 

GUIDO MASI_CHITARRE
KAOS BALLETTO DI FIRENZE
Danzano: Alessia Fancelli, Chiara Prina, Claudia Landone, Valentina Messieri, Federica Capozzoli, Annarita Diprizio, Christian Fara, Stefano Ledda
ROBERTO SARTORI_COREOGRAFIE
ANDREA MARGAROLO_LUCI
CLAUDIA CEVILLE_VIDEO
MARIO SETTI_REGIA

Una produzione Nem_Nuovi Eventi Musicali per Fondazione Pas e Comitato delle chiese evangeliche

PRODUZIONE_DILETTA VANNUCCHI, ELENA RENI
DIREZIONE TECNICA_SAVERIO CONA
SERVICE_POWER RENT
AMMINISTRAZIONE_BEATRICE GOTI
BIGLIETTERIA_SIMONETTA SCHIANO
ACCOGLIENZA E ORGANIZZAZIONE_HUMANITAS SCANDICCI, SIMONE PEDULLÀ
UFFICIO STAMPA_XPRESS COMUNICAZIONE SARA CHIARELLO

Credo in un tempo più ampio, che vive non tanto di informazione o avvenimenti, quanto di emozioni, sentimenti, diremmo di ciò che accade dentro di noi. Questo conduce ad alcune scelte precise, nei limiti ovviamente delle possibilità e delle occasioni. Non credo infatti che il Teatro sia un luogo fisico: credo altresì che per avere un teatro basti un panorama, un albero o un uomo. Così la Nem ha prodotto e produrrà anche nel 2016 pubblico spettacolo in un Cimitero Monumentale. E così anche la musica non è solo musica, tutto è musica. Questi contenuti si riflettono immediatamente nella nostra storia e nel futuro che stiamo per raccontarvi: la Nem non vuole lanciare nessun messaggio, non vuole educare a niente, la cultura e la musica in quanto tali devono essere e sono inutili, non servire a niente per non essere asservite, senza fine o scopo. Però producono qualcosa: producono conoscenza. Cioè la curiosità di mettere in fila autori, brani, libri, ricordi personali, esperienze, allusioni, ripensamenti. Da questo si genera certamente qualcosa: un’ economia, altra musica, altri sogni. È per questo che ci rigeneriamo ogni anno senza alludere mai a ruoli, cariche, posizionamenti. L’umanità purtroppo “giace ancora non rigenerata nella grotta di Platone (Sontag)”. L’unica educazione possibile è quella alla libertà, e per essere liberi occorre conoscere. Willie è uno degli inventori del blues e del gospel: si parla degli anni 20 nel profondo sud degli Usa. Povertà, discriminazione, violenza. Willie era cieco non per nascita, ma perché la matrigna gli gettò acqua bollente negli occhi per fare un dispetto al padre. Intendo questo. Willie era bellissimo, ebbe mogli e figli e suonava la chitarra. Per strada, dove capitava. Con la chitarra ha inventato lo slide e un genere. Alla fine si accorsero di lui, la chiesa battista lo aiutò, la Columbia records lo registrò e fu così che non morì di fame. Le sue registrazioni hanno influenzato quasi tutti: da Bob Dylan in poi, da autori classici fino ai rockettari. Un’esperienza umana e artistica quella di Willie Johnson unica e irripetibile, che trova una tappa anche nello spazio profondo, laddove la Nasa ha inviato tracce della nostra civiltà inserendo tra i vari documenti del nostro sapere Il suo brano più famoso “Dark was the night cold was the ground” spedito con la sonda Voyager 1. Assieme a Beethoven per intenderci. Un omaggio che nasce grazie ad un cd a lui dedicato da una resistente etichetta americana, la Alligator, che ha chiamato semplicemente Tom Waits, Sinead o’Connor, Lucinda Williams e moti altri artisti a reinterpretare i suoi brani. Quando ho scoperto questo disco ho pensato subito alla danza, alla messa su pelle e su corpo del meccanismo geniale della musica di Willie. Kaos balletto darà forma a questa musica, a questa energia: si tratta di battimani, mugugni, slide, sorrisi, presenze.
Don’t cry è una storia fortissima, dirompente: certo non accade in un cimitero qualsiasi, bensì presso il Cimitero Monumentale agli Allori, inserito tra i più bei cimiteri monumentali d’Europa. Un luogo unico, nel quale riposano Böcklin, Meyer, artisti e politici e decine di altre persone di ogni religione o Stato. Al di là del bene e del male potremmo dire. Per questo da due anni abbiamo deciso di intitolare la rassegna Don’t cry “Non piangere!” (Luca, 7,11). Solo questo viene detto alla madre che perde il figlio. Perché c’è la Speranza, e il figlio resuscita. Quando Gesù si muoveva per compiere un miracolo, o per lasciare al futuro frasi lapidarie, lo faceva sempre con la folla, tra la folla, con il preciso intento che la Parola si diffondesse il più possibile, e con Lei il racconto dei fatti. E così è avvenuto, anche senza internet, senza i social, senza tutti i medium che l’uomo si è inventato in questi millenni. Questo può essere uno dei legami tra l’etica e l’estetica: perché questo è il tema che si vuole affrontare. Questo confronto è eterno, ma non è immortale. Anche Gesù è morto, e sappiamo anche che il Grande Inquisitore non lo rivuole sulla terra, non c’è più bisogno, c’è la Chiesa, ci si pensa noi. Gesù bacia l’Inquisitore, così come scrive nella sabbia per l’adultera: la sabbia, la terra, la polvere, sono il simbolo e il luogo e la materia al tempo stesso della nostra condizione. Questo percorso è sulla vita, non sulla morte. Ma non è sull’esserci, non tratta i ruoli, i titoli, tratta “ciò che non siamo e ciò che non vogliamo”. Sento vicino a me le parole di Kierkegaard: “Il sottoscritto non è affatto un filosofo, egli è poetice et eleganter, uno scrittore fuori ruolo, uno scrittore fuori ruolo che non scrive il sistema né fa promesse di dare un sistema, che non si dà al sistema né scrive per il sistema”. Don’t cry, fin dalla prima produzione, ci ha portati ad utilizzare il linguaggio del corpo, del movimento oltre a quello della musica. Per contrappasso, certo, per esigenza: da qui nascono le coproduzioni con Kaos Balletto di Firenze. Una coproduzione formale, ma soprattutto un legame artistico e di amicizia molto forte: non è facile trovare una compagnia che accetti di danzare in un cimitero, per quanto monumentale e artisticamente meraviglioso. M. S.

IL PROGETTO DON’T CRY

Credo in un tempo più ampio, che vive non tanto di informazione o avvenimenti, quanto di emozioni, sentimenti, diremmo di ciò che accade dentro di noi. Questo conduce ad alcune scelte precise, nei limiti ovviamente delle possibilità e delle occasioni. Non credo infatti che il Teatro sia un luogo fisico: credo altresì che per avere un teatro basti un panorama, un albero o un uomo. Così la Nem ha prodotto e produrrà anche nel 2016 pubblico spettacolo in un Cimitero Monumentale. E così anche la musica non è solo musica, tutto è musica. Questi contenuti si riflettono immediatamente nella nostra storia e nel futuro che stiamo per raccontarvi: la Nem non vuole lanciare nessun messaggio, non vuole educare a niente, la cultura e la musica in quanto tali devono e sono inutili, non servire a niente per non essere asservite, senza fine o scopo. Però producono qualcosa: producono conoscenza. Cioè la curiosità di mettere in fila Autori, brani, libri, ricordi personali, esperienze, allusioni, ripensamenti. Da questo si genera certamente qualcosa: un mercato, una economia, altra musica, altri sogni. È per questo che ci rigeneriamo ogni anno senza alludere mai a ruoli, cariche, posizionamenti. L’umanità purtroppo “giace ancora non rigenerata nella grotta di Platone (Sontag)”. L’unica educazione possibile è quella alla libertà, e per essere liberi occorre conoscere.

Don’t cry è una storia fortissima, dirompente: certo non è un cimitero qualsiasi, bensì il Cimitero Monumentale agli Allori, inserito tra i più bei cimiteri monumentali d’Europa. Un luogo unico, nel quale riposano Böcklin, Meyer, artisti e politici e decine di altre persone di ogni religione o Stato. Al di là del bene e del male potremmo dire. Per questo da due anni abbiamo deciso di intitolare la rassegna Don’t cry “Non piangere!” (Luca, 7,11). Solo questo viene detto alla madre che perde il figlio. Perché c’è la Speranza, e il figlio resuscita. Quando Gesù si muoveva per compiere un miracolo, o per lasciare al futuro frasi lapidarie, lo faceva sempre con la folla, tra la folla, con il preciso intento che la Parola si diffondesse il più possibile, e con Lei il racconto dei fatti. E così è avvenuto, anche senza internet, senza i social, senza tutti i medium che l’uomo si è inventato in questi millenni. Questo può essere uno dei legami tra l’etica e l’estetica: perché questo è il tema che si vuole affrontare. Questo confronto è eterno, ma non è immortale. Anche Gesù è morto, e sappiamo anche che il Grande Inquisitore non lo rivuole sulla terra, non c’è più bisogno, c’è la Chiesa, ci si pensa noi. Gesù bacia l’Inquisitore, così come scrive nella sabbia per l’adultera: la sabbia, la terra, la polvere, sono il simbolo e il luogo e la materia al tempo stesso della nostra condizione. Questo percorso è sulla vita, non sulla morte. Ma non è sull’esserci, non tratta i ruoli, i titoli, tratta “ciò che non siamo e ciò che non vogliamo”. Sento vicino a me le parole di Kierkegaard: “Il sottoscritto non è affatto un filosofo, egli è poetice et eleganter, uno scrittore fuori ruolo, uno scrittore fuori ruolo che non scrive il sistema né fa promesse di dare un sistema, che non si dà al sistema né scrive per il sistema”. Don’t cry, fin dalla prima produzione, ci ha portati ad utilizzare il linguaggio del corpo, del movimento oltre a quello della musica. Per contrappasso, certo, per esigenza: da qui nascono le coproduzioni con Kaos Balletto di Firenze. Una coproduzione formale, ma soprattutto un legame artistico e di amicizia molto forte: non è facile trovare una compagnia che accetti di danzare in un cimitero, per quanto monumentale e artisticamente meraviglioso.

BIGLIETTI
INGRESSO 10€ SU PRENOTAZIONE
mail: info@nuovieventimusicali.it – Tel. 0552001875

Cimitero Evangelico Agli Allori – Via Senese, 184, 50124 Firenze, Italia